Premio Assange a Valery Solari 5B

Nell 'ambito del Festival della pace 2023-24 realizzato dalle Scuole per la pace e l'accoglienza di Parma in collaborazione con Enti, Istituti e Associazioni,  il Bodoni ha partecipato con le classi 5B e 5D al Concorso "Julian Assange: riflessioni sulla libertà di stampa" indetto dal Comune di Parma rivolto alle Scuole Superiori di Parma.
E' stato conferito il 3^ premio alla studentessa Valery Solari  della classe 5B. 
Alla cerimonia di premiazione ha assistito la preside Elisabetta Mangi e la prof.ssa Lucia Consigli che ha promosso l'iniziativa in collaborazione con la prof.ssa Carmen Masino, il prof. Andres Ceballos Ramirez e il prof. Salvatore Mozzillo. Congratulazioni!!!
Assange Attestato Assange


“Chi sostiene Julian Assange chiede verità non guerra. Difende un concetto di libertà e democrazia poiché la pace è possibile solo raccontando la verità. Se rinunciamo alla lotta con e per Assange non rinunciamo solo ad una persona, rinunciamo al diritto alla verità”.
I primi provvedimenti a favore della libertà di stampa in Italia si ebbero tra il milleottocentoquarantasette e milleottocentoquarantotto. Lo Statuto Albertino e successivamente l’Editto sulla stampa di Carlo Alberto di Savoia furono la base della legislazione sulla libertà di stampa in Italia. La libertà di stampa, oppressa dal regime fascista di Mussolini, venne progressivamente ripristinata e poi pienamente affermata nella Costituzione Italiana del millenovecentoquarantotto. Nella Costituzione troviamo l’articolo ventuno che tutela la libertà di stampa, la troviamo nei “Diritti e doveri dei cittadini”: << Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni e censure, si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dall’ autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili>>. Per libertà di stampa intendiamo che ogni cittadino, agenzie di stampa e altre pubblicazioni, hanno il diritto di diffondere informazioni senza interferenze da parte dello Stato. La libertà di stampa ha un ruolo indispensabile in una società democratica, perché la forza della democrazia sta nelle mani dei cittadini, e ciò significa che i cittadini devono avere il diritto alla corretta e trasparente informazione politica, affinché possano esercitare il diritto di voto con una maggiore consapevolezza. Ci sono, però, nel mondo paesi dove la libertà di stampa è limitata o del tutto negata e tale violazione viene giustificata da questi governi con la motivazione di non compromettere la sicurezza nazionale o rivelare segreti di Stato.
In questi giorni si è molto discusso il caso di Julian Assange, che nel duemilasei, insieme ad altri hacker fondò il sito WikiLeaks, un’ associazione senza scopo di lucro che riceve documenti di ogni tipo, anche notizie protette da segreto di Stato, garantendo alle fonti l’anonimato. Nell’aprile 2010, pubblicò un filmato chiamato Collateral Murder dove si mostra un gruppo di soldati statunitensi uccidere diciotto civili da un elicottero in Iraq. In questi mesi WikiLeaks rivela come l’esercito statunitense abbia ucciso migliaia di civili in incidenti non dichiarati durante le guerre in Afghanistan e in Iraq e anche come i prigionieri venissero torturati dalle forze irachene. Con questa fuga di notizie, gli USA dichiarano di voler perseguire Assange per la pubblicazione di file segretati. Nello stesso anno la Svezia emise verso di lui un mandato di arresto internazionale per un accusa di violenza sessuale. A Febbraio duemilaundici Londra ordina l’estradizione in Svezia, Assange ricorre in appello ma viene rifiutato, quindi chiede asilo all’ambasciata dell’Ecuador, che gli concesse protezione. Per sette anni Assange visse in questa ambasciata e nel Gennaio duemiladiciotto l’Ecuador gli concesse la cittadinanza, chiedendo a Londra di riconoscerlo come diplomatico, per evitare l’arresto, ma Londra rifiutò. Nell’Aprile duemiladiciannove, l’Ecuador ritirò la cittadinanza, non avendo la giusta protezione Assange venne arrestato dal governo londinese e a Maggio duemiladiciannove condannato a cinquanta settimane di carcere per non essersi presentato in tribunale sette anni prima, e nello stesso mese, Assange fu incriminato dagli USA con diciassette capi di accusa sulla base dell’Espionage Act: rischia una condanna a centosettantacinque anni di carcere. Ad Aprile duemilaventidue l’Alta Corte di Londra emise l’ordine di estradizione dagli USA, ed Assange non si presentò in tribunale, ma in videoconferenza dal carcere di Belmarsh, dov’è attualmente rinchiuso da tre anni. Oggi la Ministra degli Interni inglese, Priti Patel, ha dato il via libera al trasferimento di Assange negli USA. Assange ora ha quattordici giorni per fare appello alla giustizia britannica, e se dovesse essere respinta, potrà rivolgersi alla Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo.
A mio avviso, la condanna di Iulian Assange, rappresenta un esempio di “diritti negati” e manifesta apertamente una profonda restrizione della liberà di stampa e di conseguenza la violazione del diritto ad una libera informazione da parte dei cittadini, i quali non si sentono più parte integrante di uno Stato democratico e lamentano, così, insicurezza e un certo malessere verso forme istituzionali che non riconoscono e né si riconoscono in esse.
Negli ultimi dieci anni, ottocentoottantuno giornalisti sono stati uccisi dopo aver svolto il loro lavoro. I paesi in cui questo fenomeno è più pronunciato sono la Somalia, l’Iraq, la Siria, il Sudan del Sud e l’Afghanistan e non a caso il loro democracy index (indicatore di democrazia) è tra i più bassi nel mondo secondo il “The Economist”.
Scrivere, documentare, fotografare, denunciare le ingiustizie è questo il lavoro del giornalista: deve portare alla luce verità non dette, smuovere le coscienze facendo vedere la realtà da un’altra prospettiva. Eppure in tante parti del mondo i giornalisti diventano meri bersagli, figure troppe scomode e pericolose per aver fotografato rivolte, aver scritto idee diverse da quelle di un governo ecc. e di conseguenza vengono incarcerati, torturati e uccisi.
A questo proposito, ricordiamo Daphne Caruana Galizia(giornalista maltense) e Jan KuciaK (giornalista slovacco) che hanno perso la vita per aver svolto il loro lavoro di reporter; l’attivista iraniana Narges Mohammadi , simbolo del coraggio di Donna, Vita, Libertà, oggi detenuta nel carcere di Evin e vincitrice del premio Nobel per la pace, Mahmoud Abu Zeid, rinchiuso nelle terribili carceri egiziane, Ahmet Altan direttore di un quotidiano che ctiticò il presidente Erdoga, è stato condannato all’ergastolo. In El Salvador sono le bande di delinquenti dei Narcos a silenziare le voci dei giornalisti (Dossier Unesco).
Anche nei paesi coinvolti dalle guerre, come in Ucraina e in Palestina, la verità è la prima vittima perché, anche qui i giornalisti diventano bersagli, figure scomode solo perché documentano una realtà terribile e fanno vedere il volto disumano della guerra. I governi occidentali e non solo, li vediamo impegnati nel gioco degli schieramenti e alleanze verso i paesi in guerra e il loro aiuto consiste solo nell’inviare armi, prolungando così le guerre. E le trattative di pace? Non si parla mai di una risoluzione pacifista che porti verso un sano confronto le parti avverse attraverso trattative di mediazione.
Questi giornalisti che lottano per la verità rappresentano un modello di vita perché, a mio avviso, non c’è vita senza libertà e né tantomeno un futuro di pace senza libertà. Noi giovani abbiamo bisogno di questi esempi per sperare in un futuro migliore.
Riporto la dichiarazione del segretario nazionale dell’Onu, António Guterres “Se i giornalisti non riescono a fare il loro lavoro in sicurezza, il mondo di domani sarà segnato da confusione e disinformazione”.